Onorevoli Colleghi! - Con la diffusione della telefonia mobile sono cresciuti in modo esponenziale, negli ultimi anni, sia l'impiego delle cosiddette «ricariche telefoniche» o «schede prepagate», messe a disposizione dai gestori, sia la stipula di abbonamenti per imprenditori e professionisti.
      Mentre i privati e il business si adeguano ai tempi, lo Stato rimane ancorato a leggi anacronistiche e prive di fondamento, conservando un atteggiamento ostile soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese. Infatti i costi fissi, sia di ricarica che di abbonamento, rappresentano un ingiustificato costo sperequato, che colpisce indistintamente le tasche di tutti i cittadini. In particolare, se pensiamo alle piccole e medie imprese, i cui costi fissi di gestione influiscono sul bilancio in una percentuale sproporzionata rispetto al business delle grandi aziende e delle imprese multinazionali, ci si rende conto come il costo fiscale fisso derivante dal traffico telefonico sia un ulteriore deterrente, che si unisce al resto del panorama impositivo fiscale, allo sviluppo economico e alla sopravvivenza delle imprese stesse.
      Giova ricordare che lo Stato, tra imposte dirette e indirette, percepisce da questo bacino d'utenza un introito ben superiore al margine di ricavo dei gestori.
      La presente proposta di legge si prefigge di agevolare gli utenti privati meno abbienti, le piccole e medie imprese e le imprese artigiane, lasciando al libero mercato di esprimersi attraverso dei meccanismi propri, slegando i privati da interventi distorsivi che non corrispondono ma, anzi, contrastano con le esigenze e con le caratteristiche degli operatori economici.

 

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